Avremo mai un alfabeto fonemico per scrivere in inglese?
Mi prendo una pausa dal principale percorso del blog e voglio giocare ideando un alfabeto fonemico per la lingua inglese. Non so se lo avremo mai un alfabeto come (o ben differente da) quello che proporrò. Però l'idea di vedere l'inglese scritto in un modo che rispetti quasi totalmente la sua complicata pronuncia (soprattutto per la grande varietà di vocali e dittonghi) e che sia anche "piacevole" da vedere e non uno "scempio", è diventata un rompicapo dentro di me e mi ci sono applicato. Ovviamente non è da intendersi come una cosa seria... ma non mancherà qualcosa da imparare sui suoni inglesi.
Problemi dovuti alla divergenza tra lingua inglese scritta e sua pronuncia
Resta pur vero che avere parole inglesi così differenti dal modo in cui vengono pronunciate è fonte di rilevanti problemi, tra cui:
- Maggiori difficoltà di apprendimento per i soggetti dislessici. Consideriamo che la dislessia può essere più o meno severa ed è curioso notare che in Italia i dislessici sono stimati tra il 3 il 5% della popolazione mentre nel Regno Unito si arriva al 10%. Rimando al video "Inglese e dislessia"
[1] pubblicato da "W La Dislessia" per un breve approfondimento. Non si deve dedurre che l'inglese favorisca la dislessia, ma piuttosto che ponga maggiori difficoltà anche nei soggetti che hanno solo una lieve tendenza verso quella condizione.
- Maggiore disomogeneità della pronuncia nei contesti internazionali dove si parla inglese. Siccome chi parla inglese come seconda lingua (situazione tipica in un contesto internazionale) e che quindi parte dalla grammatica o comunque dalle parole scritte per poi arrivare progressivamente a parlare, il riferimento nella testa di questi parlanti sarà la parola scritta. Avendo questa un forte discostamento dalla sua effettiva pronuncia, spingerà i parlanti di altre lingue ad interpretare le lettere usate nelle parole inglesi in modo più disomogeneo rispetto ad una lingua più fedele alla codifica dei suoi effettivi suoni. Il risultato è che servirà acquisire maggiore flessibilità per capire un italiano che parla inglese, un francese che parla inglese, un indiano che parla inglese, un cinese che parla inglese, e così via. Se partendo da lingue pur diverse tutti studiassero per esempio lo spagnolo, che come l'italiano è una lingua praticamente fonemica, pur avendo difficoltà con specifici suoni, ci sarebbero meno disomogeneità nel modo di interpretare la pronuncia delle varie parole.
- Le parole inglesi che ascoltiamo e che risultano nuove per noi, pur cogliendone i suoni facilmente non sapremo come si scrivono e tendenzialmente in inglese si ricorrerà allo spelling. Se però la parola viene ascoltata alla radio o in un film e non abbiamo i sottotitoli facilmente non sapremo come cercarla o quanto meno avremo maggiori difficoltà rispetto ad altre lingue fonemiche.
- Se vogliamo cercare le parole proprio per i suoni che contengono, magari perché vogliamo comporre una poesia o per altre ragioni artistiche, non avremo un modo facile di ricercare con un programma parole che fanno rima perché finiscono in 'it' (potete leggerlo all'italiana), dato che avremo ad esempio 'heat', 'beat', 'sweet', 'athlete', 'elite', ecc. E le stesse finali '-eat', '-eet', '-ete' in altre parole possono avere una pronuncia profondamente diversa. Una soluzione è usare l'alfabeto fonetico internazionale (IPA), però appunto servirà una scrittura fonetica di appoggio (l'obiettivo qui prefisso) per fare questo genere di ricerca. Per avere una presentazione dell'IPA vi rimando alla Tabella IPA del laboratorio di fonetica sperimentale dell'Università di Torino
[2] e alla Carta dei suoni IPA di un sito di riferimento dedicato all'IPA[3] .
- In assenza di una lingua fonetica di appoggio, es. l'IPA, ci saranno maggiori difficoltà a capire i suoni inglesi, servirà una forte attitudine all'ascolto ed un'ottima memoria uditiva. Molte persone che hanno dovuto o voluto studiare l'inglese, facilmente ignorano l'alfabeto fonetico internazionale, solitamente lo ritengono uno sforzo eccessivo in vista di una "perfezione" alla quale solitamente non si è interessati, ma in realtà il risultato spesso è quello di storpiare molti suoni in accordo agli schemi della propria lingua madre e se per un madrelingua inglese non ci saranno problemi a riconoscere gli errori, la comunicazione tra due persone che parlano inglese e commettono entrambi storpiature ma differenti poiché partono da due differenti lingue madri, rende la comunicazione difficile proprio a chi voleva studiare semplificando l'inglese. Non avere gli esatti suoni nella testa, non solo ci porterà a parlare poco chiaramente, ma avremo maggiori difficoltà ad ascoltare le altre persone che non hanno un'origine italiana (o un'origine linguistica come la nostra, qualunque sia), sarà più arduo approcciare i film o qualsiasi contenuto specialmente in assenza di sottotitoli. Queste difficoltà sono meglio gestite, o quasi vissute come un piacere, da chi ha un'ottima capacità di imitazione e un'ottima memoria uditiva, però non tutti hanno queste doti o non tutti si rendono conto che devono allenare queste abilità per padroneggiare suoni ben diversi dai nostri.
- Possiamo utilizzare l'IPA, l'alfabeto fonetico internazionale, e tutti i maggiori dizionari inglesi offrono la pronuncia codificata con l'IPA. Però, l'IPA nasce per codificare i suoni di tutte le lingue del mondo e quindi si avvale di un numero di simboli enorme, sono anche simboli non facili da scrivere, non facili da memorizzare e per di più è un alfabeto fonetico e non fonemico, quindi ogni minima differenza di suono riceverà un simbolo diverso, ma questo diventa eccessivo se lo scopo è scrivere in modo fonemico una singola lingua. Considerate che un fono è un suono però diversi suoni possono essere interpretati da una lingua come appartenenti alla stessa categoria fonemica, ovvero vari foni (o suoni) lievemente diversi possono rappresentare la stessa lettera o sillaba. Questo ci permette di fare delle semplificazioni importanti. Per esempio la 't' nell'inglese britannico è una 't' retroflessa (risulta più dolce e vagamente vicina ad una 'c' dolce italiana), nell'inglese americano è quasi sempre una 'd' retroflessa per il modo in cui suona, ma in termini di categoria del suono possiamo usare la 't' per codificare entrambi i suoni. Un caso più subdolo (almeno per gli italiani) è una particolare 'o' non presente in italiano e che in inglese britannico somiglia ad una 'o' italiana chiusa, e in inglese americano somiglia ad una 'o' italiana aperta. In questi casi l'IPA per il britannico e per l'americano usa effettivamente due simboli diversi rispettivamente 'ɔː' e 'ɑː'. I due punti indicano che il suono è prolungato, però possiamo codificare i due suoni con lo stesso simbolo, sapendo che gli inglesi britannici lo pronunceranno più chiuso e gli americani più aperto.
- In generale è una lingua che ci costringe ad accettare un certo livello di disordine, se realizziamo dei software dovremo prepararci a gestire una marea di eccezioni, se vogliamo studiarla dovremo memorizzare numerosissime associazioni "parola e pronuncia" che se abbiamo una propensione per l'ordine ci farà spesso chiedere "ma perché non si codificano i suoni pronunciati e ci si deve impare l'inglese due volte? come si scrive e come si legge...?". Del resto il senso delle lettere nelle lingue antiche era esattamente e precisamente "fissare i suoni". Dato che le prime lingue scritte sono nate artificialmente, ci sono stati dei momenti nella storia in cui intenzionalmente si sono scelti dei simboli per fissare prima i concetti, poi le sillabe, poi i suoni in un processo di economicizzazione della comunicazione scritta. È chiedere troppo ripristinare un po' di razionalità? Probabilmente sì... ma in questo post voglio sognare, almeno per gioco.
Perché non accontentarsi dell'IPA?
Come ho già detto, l'IPA cerca di codificare i suoni di tutte le lingue del mondo, quindi porta con sé una complessità enorme e non necessaria. Questo non aiuta l'apprendimento dei suoni che ci interessano, non aiuta la memorizzazione e rende i simboli scelti molto più esotici di quello che potrebbero essere. Ma un esempio rende l'idea decisamente migliore:
ðə kæt ɪz ə dəmɛstɪk spiʃiz ʌv smɔl kɑrnɪvərəs mæməl. ɪt ɪz ðə ɔwnli dəmɛstəkejtəd spiʃiz ɪn ðə filajn fæməli ænd ɪz kɑmənli rəfərd tə æz ðə dəmɛstɪk kæt ɔr haws kæt tə dɪstɪngwɪʃ ɪt frʌm ðə wajld mɛmbərz ʌv ðə fæməli. kæts ɑr kɑmənli kɛpt æz haws pɛts bʌt kæn ɔlsɔw bi fɑrm kæts ɔr fɛərəl kæts.
Nulla vieta di esercitarsi con questo alfabeto finché mano a mano non inizi a risultare più familiare, però considerando che vogliamo codificare solo la lingua inglese sorgerebbero spontanee alcune semplificazioni. Per esempio il suono ʃ in inglese è molto spesso scritto 'sh' come nella parola inglese 'flash' o nella parola italiana 'sci'. Se usassimo 'sh' avremmo due lettere ordinarie per l'alfabeto inglese, una scelta di codifica comunque già presente nell'inglese e come questa altre semplificazioni si possono introdurre.
Ad ogni modo, l'idea è di partire dalle parole scritte in modo fonetico e trasformare questo "esotico alfabeto" in qualcosa di più "digeribile" per uno stesso inglese (impresa per niente facile), evitando lettere non latine, magari ricorrendo giusto ai diacritici (sono i segni volgarmente detti "accenti" che indicano una differente pronuncia per una lettera) o ad altre soluzioni da esplorare caso per caso. Nulla vieta di ideare un alfabeto completamente nuovo, potrebbe essere un'altra soluzione interessante magari evitando i diacritici. Ci sono alcune scelte soggettive da compiere, come è facile intendere, ed illustrerò, più avanti, quelle che ho compiuto.
Strumenti usati in cerca di una soluzione
Ho una conoscenza dell'inglese qualificabile come B2, quindi intermedia avanzata. Sicuramente avere una conoscenza almeno intermedia della lingua è necessario per poterci ragionare sopra. Più è elevata, migliori potrebbero essere le idee escogitabili in vista di una lingua fonemica, come anche migliore sarà l'osservazione degli schemi ricorrenti della lingua inglese, delle sfumature, della sua varietà.
Come già illustrato, serve conoscere l'alfabetico fonetico internazionale IPA, e sarei davvero perduto nei misteri dell'inglese senza questo prezioso supporto. Facilmente questa mappa può introdurre ai principali elementi della fonologia, ovvero capire come i suoni vengono articolati dalla bocca, come è possibile classificarli e quali relazioni esistono tra vocali o tra consonanti.
Un'attenzione consapevole tra i principali tipi di inglese parlati nel mondo. Sicuramente i due più noti sono l'inglese britannico e l'inglese americano, ma abbiamo importanti differenze anche con l'inglese australiano e si aggiungono numerose varianti per l'accento o per specifiche parole a seconda delle regioni di provenienza (Nord America, Sud America, Irlanda, Singapore, ecc.). Entro i limiti delle mie possibilità, ma anche perché i due inglesi di riferimento proposti in tanti corsi sono il britannico e l'americano, terrò in considerazione giusto queste due varianti.
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Un altro strumento è l'osservazione: giocare con le parole, fare prove, tentare soluzioni, far passare del tempo, anche mesi e tornarci sopra. È ampiamente un lavoro artistico. La storia della divergenza della pronuncia di tante parole in inglese è sostanzialmente dovuta all'eterogenea influenza da parte di svariate lingue profondamente diverse (lingua germanica, norrena, francese, latina e celtica), a regole di scrittura e di pronuncia diverse da regione a regione ed in qualche modo lungo un processo chiamato "Great Vowel Shift" (Grande spostamento vocalico) in cui concorrono diverse cause, tra cui anche migrazioni dovute alla peste nera, successioni di dinastie in lotta tra loro e l'avvento della stampa a caratteri mobili. Proprio quest'ultima in mezzo ad un "brodo linguistico" parecchio agitato, dove ogni regione aveva i suoi modi di scrivere le parole, c'è stata la necessità di codificare in modo univoco tutte le parole, codifica che avrebbe di fatto "nazionalizzato" la forma scritta dell'inglese. Purtroppo non si è studiata una soluzione coerente, ma siccome l'inglese era la lingua del volgo e si andava a stampare proprio per la gente, si è preferito andare incontro alle modalità di scrittura da una parte più ricorrenti dall'altra anche adattabili alle necessità tipografiche. Diciamo che la componente accidentale ha avuto un ruolo assai maggiore della componente logica. Dunque, anche potessimo conoscere profondamente i complicatissimi e decisamente caotici aspetti storici che hanno portato alla lingua inglese moderna, non ci sarebbe modo di rimediare un "distillato" o un insieme di criteri che possano guidarci verso una lingua fonemica inglese, sarebbe in ogni caso più un lavoro artistico che storico. Ma anche questa breve parentesi storica ho ritenuto fosse importante conoscerla.
Tutti i suoni della lingua inglese
Le consonanti dell'inglese
Se è vero che la partenza è l'IPA, è anche vero che i suoni della lingua inglese sono un sottoinsieme dei suoni dell'IPA, quindi è bene avere una mappa più circoscritta alle nostre necessità, vediamo di seguito quali sono tutti i suoni dell'inglese. Cominciamo dalle consonanti che sono più semplici.
IPA | Lettera | Descrizione | Es. italiano | Es. inglese |
---|---|---|---|---|
b | b | bilabiale plosiva sonora | babbo | but, bubble |
ʈ | t | retroflessa plosiva sorda | - | turtle |
ɖ | d | retroflessa plosiva sonora | - | dad |
k | k | velare plosivo sordo | chicco | cat, kit |
g | g | velare plosivo sonoro | gatto | gun, git |
m | m | bilabiale nasale sonora | mamma | mum |
n | n | alveolare nasale sonora | nonno | nut, nine |
ŋ | velare nasale sorda | ancora | sing, finger | |
ɹ | r | approssimante post-alveolare | - | run, write |
ɹ̠ | approssimante retroflessa | - | car | |
w | w | approssimante labiovelare sonora | - | wet, why |
y | y | approssimante palatale | ieri | yet, you |
kw | qu | (riscrittura suoni k + w) | quadro | quit, quarrel |
ky | q | (riscrittura suoni k + y) | - | cute, cure |
f | f | fricativa labio-dentale sorda | fumo, fare | fog, foam |
v | v | fricativa labio-dentale sonora | vela, vino | vacuum, of |
θ | th | fricativa dentale sorda | - | bath |
ð | th | fricativa dentale sonora | - | the |
s | s | fricativa alveolare sorda | sasso | sun, cycle |
z | z | fricativa alveolare sonora | sveglia | zoo |
ks | x | (riscrittura suoni k + s) | fax | exit, extra |
gz | x | (riscrittura suoni g + z) | - | example |
ʃ | sh | fricativa post-alveolare sorda | sci | shop, patient |
ʒ | jz | fricativa post-alveolare sonora | - | vision, azure |
h | h | fricativa glottidale | - | hotel, hi |
tʃ | ch, tc | affricata post-alveolare sorda | cielo | cherry, chop |
dʒ | j | affricata post-alveolare sonora | gelo | jack, juice |
ts | ts | affricata alveolare sorda | pizza | tsunami, cats |
dz | dz | affricata alveolare sonora | mezzo | ads, kids |
La colonna "Lettera" mostra già la scelta che ho fatto per rappresentare i suoni nella colonna "IPA". Un gruppo di suoni sono immutati rispetto a come li troviamo scritti nelle parole inglesi, quindi li elenco senza commentarli: p, b, t, d, k, g, m, w, y, f, v, z, h, ts, dz.
I suoni N
Qualche prima semplice osservazione. La lettera 'n', che chiude con la lingua il flusso di aria dalla bocca e lo fa uscire dal naso, ha due chiusure: una alveolare (lo scalino tra i denti e l'inizio del palato, es. "nanna") e l'altra velare (inizia con la parte morbida del palato, es. "anche"). Però, noterete che i due suoni nasali sono fortemente condizionati dai suoni che seguono. Per esempio, se proviamo ad usare il suono 'n' di "anche", rappresentato da 'ŋ', nella parola "nanna", quindi dicendo "ŋaŋŋa", vi renderete conto che una simile articolazione non esiste in inglese né in italiano. Non voglio dire che sia innaturale perché potrebbe esserci benissimo una lingua nel mondo dove quel suono è più ricorrente e preferito alla nostra classica 'n'. Però, essendo il focus l'inglese possiamo semplificare usando solo il simbolo 'n' per entrambi i casi. Infatti, anche facendo la forzatura al contrario, ovvero usando il suono 'n' di "nanna" nella parola "anche", il meglio che si riuscirà a dire senza introdurre una pausa tra le due sillabe sarà "anŋke". Quando la 'n' velare nasale, dunque 'ŋ' è seguita da un suono anch'esso velare, come 'k' o 'g' duri (plosivi), è probabilmente inevitabile usare appunto la versione velare della 'n' (sicuro è inevitabile per un parlante inglese).
La R non vibrante inglese
Un discorso analogo si applica alla 'r' approssimante degli inglesi rappresentata con 'ɹ' e 'ɹ̠' ed è solo la presenza di altri suoni che sposta la pronuncia dalla posizione post-alveolare (inizio del palato duro) ad una posizione retroflessa (più interna sul palato duro), ma è una distinzione inutile da rappresentare in una lingua fonemica. I due suoni e simili varianti dovute a diverse regioni di provenienza (es. gli scozzesi tendono ad avere una 'r' decisamente più marcata, quasi simile a quella italiana) possono tutti rientrare nel fonema 'r'.
I suoni TH
Una distinzione più importante ma comunque semplificabile è il 'th' inglese. Può essere sordo, come in "health", o sonoro, come in 'this'. Però, sono rarissime le parole che si distinguono solo per il suono 'th' sordo o sonoro. Sono riuscito a trovare il caso di "the mouth" /ðə mawθ/ (la bocca) e "to mouth" /tə mawð/ (mettere qualcosa in bocca), che in inglese conserva la stessa scrittura e si differenzia solo per essere usato come sostantivo o come verbo, differenza di uso che cambierà la pronuncia del 'th' finale da sordo a sonoro. È un tipo di eccezione facile da gestire. Inoltre ci sono rare differenze di sonorizzazione del 'th' tra inglese britannico e americano, come "with" /wɪð/ (UK) e "with" /wɪθ/ (US), anche se la pronuncia può variare in funzione del contesto e persino da parlante a parlante, ma appunto la differenza di suono è lieve, non è così importante essere molto precisi su questo suono e il vantaggio sarà avere una codifica compatibile con più varianti dell'inglese.
I suoni X
Analogamente al 'th' sordo o sonoro, in inglese anche la 'x' può essere sorda come in "box" /bɑks/ (ks) o sonora come in "exact" /ɪgzækt/ (gz). Non è difficile imparare la corretta pronuncia per le varie parole con la 'x' che non sono nemmeno molto frequenti e anche scambiando per errore le due pronunce la parola resta riconoscibile ed è altamente improbabile confonderla con altro. Quindi anche in questo caso ho optato per una semplificazione che conserverà l'ortografia inglese.
La lettera Q
La lettera 'q' così come la 'x' non introduce nuovi suoni, ma è una riscrittura di suoni esprimibili già con altre lettere, in particolare il suono 'kw' di "squad" /skwɑd/. Visto che rischia di restare una lettera non utilizzata, ho pensato di conservare l'attuale ortografia inglese scrivendo il suono 'kw' con 'qu'. La 'k' si può legare anche con la 'y' (altra semi-vocale compagna della 'w') e ho pensato di sostituire 'ky' che risulta un po' pesante da vedere (tutti segmenti senza nessun segno curvo) con la sola 'q'. Nella maggior parte dei casi, se c'è 'ky' ci sarà anche una 'u' dopo e 'ky' senza una 'u' a seguire è molto raro, per esempio "accurate" /ækjərət/. Il risultato finale dipenderà anche da come nelle vocali codificherò la 'u'.
Il suono S
Come è noto, in inglese molto spesso il suono 's' è rappresentato dalla lettera 'c', per esempio "city", "cell", "cinema". Sicuramente è una scelta ad alto impatto rinunciare alle tante 'c' lette come 's' per scriverle direttamente con la lettera 's', però è una modifica a favore della coerenza, importante da guadagnare. La scelta opposta, ovvero usare sempre la 'c' per esprimere il suono 's' avrebbe un danno di pari portata, sconvolgendo tutte le parole che attualmente usano la 's', come "system", "son", "snake" e, tra le lingue europee, è meno ricorrente l'associazione della lettera 'c' al suono 's'.
Il suono J
Il suono 'j' è una consonante affricata, ovvero quasi forma un nuovo suono legando insieme due suoni già rappresentati dalle lettere 'd' e 'ʒ'. Il simbolo IPA da capire meglio è 'ʒ' che non esiste in italiano. Però, talvolta usiamo delle parole francesi che potrebbero esservi familiari e che contengono proprio quel suono, per esempio "beige" (colore chiaro tra il grigio e il marrone), "bijoux", "je t'aime" ("io ti amo" in francese). Se provate a mettere una 'd' prima del suono 'ʒ' mantendo quest'ultimo breve, noterete che il risultato sarà praticamente equivalente alla 'j' inglese di "jack", "jolly", "jeans" e simili. In inglese ci sono altre codifiche del suono 'j' per esempio "revenge", la finale 'ge' si legge come fosse 'j', ma è sicuramente più ricorrente e nota la scrittura di quel suono affricato con 'j'. Però, per andare incontro allo stile inglese, considerando che non esistono parole che finiscono con i suoni IPA 'dʒə' e spesso le parole che finiscono con 'ge' come "manage", "courage", "message", "age", usano una 'e' finale muta, posso introdurre la regola che se il suono finale è 'j' va scritto 'je' anche se sarà pronunciato 'j'. Così avremo un'ortografia più vicina a quella inglese per tantissime parole.
Il suono inglese CH
Essendo il suono inglese 'ch' di "chip" un suono affricato, praticamente composto da 't' e 'sh' di shock, potremmo scriverlo 'tsh', però tre lettere sono lunghe per un suono abbastanza ricorrente. Cercando di stravolgere il meno possibile l'ortografia, il modo più frequente di codificare quel suono è con le lettere 'ch' e quindi scelgo questo.
Aggiungo un'eccezione che aiuta la lettura di certe parole. Se il suono 'ch' è preceduto da 's' come in "question", anziché scrivere "sch" che rischia di richiamare troppo il suono "sh", verrà scritto "stc", praticamente il suono 's', la 't' messa per esplicito che è effettivamente presente e il suono 'ch' verrà rappresentato da una semplice 'c', date le circostanze non c'è possibilità di confusione.
Il suono SH sordo e sonoro
Analogamente a 'ch', anche 'sh' codifica più frequentemente il suono 'ʃ' come in "fish", "flash", "shoe", "shy", ecc. E molto spesso il suono è sordo come negli esempi elencati, se ci aggiungiamo una vibrazione otteniamo il suono 'ʒ' come in "beige", "casual", "fusion", "pleasure", ecc. Purtroppo, non c'è nessun modo che emerga rispetto ad altri modi per codificare il suono 'ʒ'. Si potrebbe pensare per analogia con le lettere 'sh' che usano la 's' sorda così come sordo è il suono 'ʃ', e scrivere 'zh' che usi la 'z' sonora così come sonoro è 'ʒ'. Però, la 'h' non ha nulla di significativo per i suoni 'ʃ' e 'ʒ', né essi hanno una particolare relazione con i suoni 's' e 'z'. In inglese abbiamo già la convenzione per cui 'ʃ' è scritto 'sh', ma avendo provato a scrivere molte parole con 'zh', la scelta non mi è piaciuta e ho piuttosto preferito 'jz'. In primo luogo, ritroviamo la 'z' che quanto meno richiama la parte sonora (vibrante) del suono. Inoltre, in francese (il quale esercita un'influenza importante su tante parole inglesi) la sola lettera 'j' è spesso usata per il suono 'ʒ', come in "je", "jouer", "jardin", ecc. Però, da sola in inglese è più indicata ad esprimere il suono 'dʒ' di "jack", come già visto. Così mettendo insieme una combinazione che altrimenti non avremmo mai 'jz', che cercando di leggerla come 'j' di "jump" e 'z' di "zoo" già suona in modo simile a 'ʒ', ho trovato 'jz' un'ottima scelta.
Rimane ora da vedere le vocali e questa è certamente la nota più dolente della lingua inglese, sia per imparare a scrivere le parole, data la loro profonda irregolarità, sia per padroneggiare l'ampia varietà di vocali e dittonghi la cui pronuncia è tutt'altro che facile e cionondimeno importante per capire ed essere capiti in inglese.
Le vocali dell'inglese
Come per le consonanti, farò una tabella di suoni vocalici IPA che mostrerà tutte le vocali inglesi (compresi i dittonghi) e sarà un sottoinsieme di tutte le vocali IPA possibili.
IPA | Lettera | Descrizione | Es. italiano | Es. inglese |
---|---|---|---|---|
ə | e | "vocale neutra" | - | to, a |
æ | a | intermedio tra a ed "e aperta" | - | back, cat |
ɛ | è | "e aperta" breve | è, lei | get, bell |
ɪ | i | "i semi-chiusa" breve | - | it, bit |
ɑ | ò | "o aperta" breve | però, mora | on, bot |
ʌ | o | "o semi-aperta" breve | - | of, cut |
ʊ | u | "u semi-chiusa" breve | - | book, foot |
u | ú | "u posteriore chiusa" lunga | uva, uno | boot, two |
ɔ | õ | "o semi-aperta" lunga | - | fall, caught |
i | ë | i prolungata | sì, qui | bee, eat |
ey | ei | "e chiusa italiana" e y | dei, seimila | bay, case |
ɔy | oi | "o semi-aperta" e y | - | boy, oil |
ay | yi, y, I | "a italiana" e y | mai, guai | I, buy |
aw | au | "a italiana" e w | auto, aula | cow, out |
ɔw, əw | ou | "o semi-aperta" e w | - | no, snow |
yu | ü, yú | y + "u posteriore chiusa" | aiuto, aiuola | you, unit |
ɑr | ar | "a posteriore" R-modulata | - | car, star |
ər | er | "vocale neutra" R-modulata | - | her, bird |
ɔr | or | "o aperta" R-modulata | - | for, north |
ɛər | èr | "e aperta" R-modulata | - | air, bear |
ɪər | ir | "i semi-chiusa" R-modulata | - | ear, fear |
ʊr | ur | "u semi-chiusa" R-modulata | - | sure, poor |
yʊr | ür | y e "u semi-chiusa" R-modulata | - | pure, cure |
La "vocale neutra" schwa
Il suono 'ə' è molto ricorrente in inglese, forse uno dei più frequenti, e non esiste in italiano. Ho pensato di rappresentarlo con il simbolo 'e' perché essendo molto frequente è bene evitare diacritici, così da aumentare la leggibilità delle parole. Siccome ho notato che molte parole che finiscono con il suono 'ə' vengono scritte con una 'a' alla fine, come "cinema", "drama", "camera", ho introdotto una regola. Il suono 'ə' si scriverà sempre 'e', eccetto se la parola ha più di una sillaba e il suono 'ə' è finale, allora si scriverà 'a'. L'unica parola monosillaba a fare eccezione sarà l'articolo indeterminativo "a" che non avendo più di una sillaba andrebbe scritto 'e', ma si scriverà comunque 'a'. Piccole eccezioni che conservano l'attuale ortografia inglese credo siano benefiche, seppure da mantenere minime e semplici.
La vocale intermedia tra A ed "E aperta"
Osservando la trascrizione IPA di migliaia di parole inglesi, quando il suono (attenzione non la lettera!) 'a' è da solo (senza altre vocali vicine) in inglese questa 'a' è sempre 'æ'. Questo permette una semplificazione interessante, potremo usare semplicemente 'a', quando compare non accompagnata da altre vocali come in "black", "cat", "back", "fat", ecc., sapremo che va letta 'æ'. Senza bisogno di diacritici.
La "E aperta"
Ci sono svariati tipi di suoni in inglese potenzialmente associati alla lettera 'e': in primo luogo è comune leggerla come una "i prolungata" che è anche il suo nome; poi abbiamo la vocale neutra, qui rappresentata con 'e' che data la sua frequenza è meglio che resti senza diacritici; abbiamo la 'e' aperta e chiusa; e la 'ɪ' di "bit" che è una via di mezzo tra la "i" e la "e chiusa". Situazioni come questa ed altre che vedremo mi hanno convinto che una soluzione senza aggiungere nuove lettere all'alfabeto o senza aggiungere diacritici era praticamente impossibile. Così ho preferito i diacritici e dato che già in francese, come in italiano, la "e aperta" usa l'accento grave, ho optato per 'è'.
La "i semi-chiusa" breve
Più ricorrente della "i prolungata", in inglese abbiamo un suono intermedio tra la "i" e la "e chiusa", in IPA il simbolo è 'ɪ' ed è una "i semi-chiusa" breve, presente nelle parole "hit", "quit", "busy", "gym", ecc. Spesso è associato alla lettera 'i' ma non sempre, dato che è molto ricorrente eviterei diacritici e dedicherei proprio la lettera 'i' a questo suono.
La "O aperta"
Dato che ho già usato il diacritico 'è' per la "e aperta", è decisamente consequenziale usare i diacritico 'ò' per la "o aperta". E sicuramente conviene non ometterlo perché ci sono ancora diversi suoni che ruotano attorno alla 'o' e alla 'u' e sarà utile avere qualche simbolo di scorta da utilizzare, per giunta senza diacritici.
La "O semi-aperta" breve
Una vocale difficile da padroneggiare per gli italiani è la "o semi-aperta" breve, presente in "love", "jump", "of", "up", ecc. Essa è molto frequente e può essere una buona scelta assegnarli la lettera 'o' senza diacritici. Il suono è rilassato, la mandibola scende verso il basso e sembra di pronunciare una 'a' ma con la gola ("a posteriore" anziché "anteriore").
La "U semi-chiusa" breve
Il repertorio delle vocali inglesi è molto ampio ed abbiamo anche il suono IPA 'ʊ'. È come una 'u' ma breve e la bocca si chiude un po' meno rispetto alla "u italiana". Troviamo il suono in "book", "good", "put", "could", "would", ecc. Essendo una vocale breve, finora ho assegnato singole lettere alle vocali brevi, assegnerò 'u' al suono 'ʊ'.
La "U posteriore chiusa" lunga
Questa è la "u italiana" che molto spesso in inglese è codificata con due 'o' consecutive come in "boot", "loom", "tooth", "moon", "zoo", ecc. Non mancano rappresentazioni alternative come per "new", "two", "true", "shoe", "who", "soup", "super", ecc. A seguito di osservazioni e tentativi di lettura la scelta 'ú' rimane più leggibile per la vocale 'u' prolungata. Preferisco mantenere una singola lettera perché due vocali (come potrebbe essere la scelta 'oo' o 'ou') le riservo solo ai dittonghi. Inoltre, l'accento acuto è appropriato per la "u chiusa" e sarebbe fuorviante usare l'accento grave destinato alle vocali aperte 'è' ed 'ò'. Quindi userò la codifica 'ú'.
La "O semi-aperta" lunga
Abbiamo già visto la "o semi-aperta" breve ed è importante distinguerla da quella lunga 'ɔ', perché ci sono parole come "cut" e "caught" che differiscono solo per la brevità o la lunghezza di questa vocale, almeno nella pronuncia dell'inglese britannico. Siccome la versione breve 'ʌ' l'ho rappresentata con 'o', per la versione lunga conserverei la 'o' dato che si tratta dello stesso suono e lo allungherei. Avevo pensato ad una seconda vocale, però il suono 'ɔ' nell'inglese britannico diventa una "o aperta" 'ɑ' in americano. Per ridurre al minimo le differenze di scrittura sarebbe meglio se la differenza si limitasse ad un solo diacritico. Quindi se la "o aperta" si riscriveva 'ò', la "o semi-aperta lunga" la scriverei 'õ' con una tilde sopra di essa e conservando la lettera 'o' di base che è la lettera del suono "o semi-aperta breve". Praticamente la tilde suggerisce l'idea di allungare la durata e tendenzialmente nelle parole con il suono 'ɔ' britannico, come "dog", "fall", "door", "all", "raw", ecc. L'inizio è leggermente più forte e si spegne con l'esaurirsi della durata della vocale, quindi ho preferito la tilde rispetto ad altri simboli.
La "I prolungata"
In inglese il suono "i italiano" è fortemente associato alla lettera 'e' e volevo conservare questa associazione. Un modo abbastanza ovvio di farlo è usare 'ee' dato che molte parole con la doppia 'e' si pronunciano 'i', per esempio "teeth", "feet", "bee", "queen", ecc. Però, ci sono moltissime eccezioni come "she", "eat", "peace", "create", "sunny", "me", ecc. Talvolta il suono 'i' prolungato finisce adiacente ad altre vocali e le parole acquisirebbero una tendenza eccessiva ad allungarsi se scegliessi la codifica 'ee'. Quindi ho pensato di rappresentare questo suono con due punti sopra la 'e', ovvero 'ë'. La scelta è certamente molto soggettiva, ma non è isolata. Vedremo con i dittonghi che il punto sopra una lettera lo userò per indicare il suono 'i', quindi due punti sopra una lettera indicheranno due 'i', ovvero una "i prolungata". Inoltre questa è una vocale lunga che sarà rappresentata con una sola lettera e vedere sopra "due punti" aiuta a rinforzare l'idea che è un suono prolungato, come le altre vocali lunghe che usano 2 lettere.
I dittonghi "ei" ed "oi"
Non abbiamo ancora incontrato la "e chiusa" eppure è presente anch'essa in inglese, ma solo nel dittongo "ey". Questa regolarità ci permette di usare di nuovo la lettera 'e' che, se seguita da 'i', non sarà la "vocale neutra" ma la "e chiusa". Praticamente sto scegliendo 'ei' per rappresentare il suono di quel dittongo. Posso escludere che si troverà una sequenza IPA 'əɪ' perché la schwa è la vocale più rilassata e non si riesce ad articolare con una "i tonica". Quindi non dovrebbero seguire problemi con la scelta delle lettere 'ei'.
Analogamente, abbiamo già visto il simbolo 'o' che corrisponde al suono 'ɔ' e può essere seguito dalla 'y', ma nel caso del dittongo IPA 'ɔy' verrà scritto 'oi'.
Il dittongo "yi"
Un po' più speciale è il caso del dittongo "yi" /ay/, in cui compare la "a italiana" ma solo con questo dittongo, altrimenti non è mai presente. Il dittongo /ay/ è codificato sia con la 'i' che con la 'y'. Per esempio, "I", "my", "pie", "fine", "mine", "kite", "fly", ecc. Quindi siccome non mi sono ancora servito della lettera 'y' la userò per indicare il suono /ay/. Però, se sarà in fine parola allora sarà 'y' se invece sarà un suono interno alla parola allora lo scriverò 'yi'. Il motivo è che sperimentalmente molte parole risulteranno più leggibili. Fa eccezione il pronome "I" (io) che non verrà scritto "Y" ma usando la "I", tra l'altro da scrivere con la lettera maiuscola.
I dittonghi "au" ed "ou"
La "a italiana" possiamo trovarla anche quando è seguita dalla 'w' e i suoni insieme verranno codificati con 'au', mentre la 'o' seguita dalla 'w' corrisponderà al solito suono inglese 'ɔ'. In inglese britannico il dittongo 'ow' è spesso pronunciato 'əw', mentre l'inglese americano lo legge 'ɔw', ma è secondario come verrà pronunciato, la codifica scelta sarà comunque 'ou'. Questa differenza è unicamente presente confrontando paesi diversi che parlano inglese, ma non ci sono parole che si distinguono solo per quel dettaglio minuto.
Il dittongo y + "u prolungata"
Non ci sarebbe motivo di intervenire su questo dittongo, la "u prolungata" è scritta 'oo' e preceduta da una 'y' diventa "yoo", che suona proprio come il pronome "you". Però, in inglese questo suono composto è particolarmente presente in tante parole, inoltre spesso viene codificato semplicemente con la lettera 'u'. Questo ci permette di accorciare le parole oltre a restare più vicini all'ortografia inglese, dunque rappresenterò il suono "yoo" con 'ü', come in "unit", "use", "usual", ecc. Siccome è un suono lungo e la sua articolazione si avvicina al suono 'i' presenterà i due punti sopra 'ü'. Farà eccezione il pronome "you" che verrà scritto per esteso "yoo".
Le vocali R-modulate
Un'altra serie di suoni particolare rispetto a quanto visto finora, sono le vocali quando sono seguite da una 'r'. In primo luogo i suoni 'æ' e 'ʌ' sono scarsamente articolabili con la "r inglese" ed infatti nessuna parola contiene i suoni 'ær' e 'ʌr', nemmeno con l'aiuto della vocale neutra, come per esempio in questo modo 'æər' e 'ʌər', cosa che invece succede a 'ɛ' e 'ɪ' con 'ɛər' e 'ɪər'. In linea di massima, le articolazioni con la 'r' sono più schematiche, nel senso che non tutte le combinazioni logiche sono possibili, e quindi si può introdurre qualche semplificazione.
Cominciamo da 'ɑr' che è una "o aperta" seguita dalla "r inglese", molto spesso questo suono è codificato con la 'a', come in "car", "bar", "far", ecc. e quindi userò 'ar' anche se di fatto la pronuncia è una "o aperta", a beneficio dell'ortografia.
Molto comune è il suono 'ər' che non introduce nessuna eccezione rispetto a quanto visto e sarà scritto 'er'. Stessa situazione per il suono 'ɔr' che sarà scritto 'or', rispettando una vocale già scelta per 'ɔ', ma senza tilde. Ed anche il suono 'ʊr' verrà codificato senza introdurre novità, quindi 'ou' + 'r' = 'our'. Mentre i suoni 'ɛər' e 'ɪər' siccome necessitano di una 'ə' di collegamento, questa verrà sottointesa scrivendo direttamente e rispettivamente 'èr' e 'ir'. Un'ultima particolarità per il suono 'ʊr' quando precedeuto da 'y', quindi 'yʊr', come in "pure" o "cure". Abbiamo la 'u' che codifica il suono di "yoo", che include una "u prolungata" e non una "u semi-chiusa breve", però il caso del "suono u" prima di 'r' in inglese è sempre 'ʊ'. Quindi il suono 'yʊr' sarà scritto semplicemente 'ur'.
Altre regole generali
L'esposizione di tutte le regole di riscrittura dei suoni inglesi è conclusa. Rimane da aggiungere qualche considerazione sul plurale, i verbi in terza persona e i verbi al passato. Se la radice di una parola finisce con il suono 'z' come "is", allora sarà scritto "iz", ma se una parola come "bee" al plurale diventa "bees" con il suono 'z' finale, verrà comunque scritto con la 's' ("bës"). Quindi il plurale sarà realizzato con l'aggiunta di '-s' o '-es' come già avviene in inglese.
Per i verbi alla terza persona, l'ortografia si semplifica, verrà aggiunta la '-s' o la '-es' in accordo con i suoni della parola. Quindi verrà a mancare il caso della 'y' preceduta da una consonante. Analogamente i verbi regolari al passato si formeranno con '-d' o '-ed' in accordo con i suoni della parola, anche se la 'd' in questi casi è letta come una 't'.
Un'altra idea è quella di mantenere le radici stabili nonostante la pronuncia di esse potrebbe variare in parole derivate. Per esempio, "add" si trascriverebbe "ad" con pronuncia /æd/ e fin qui nulla di nuovo. Ma la parola "additional" si pronuncia /ədɪʃənəl/ quindi andrebbe trascritta "edishenel" causando un mutamento della radica da cui deriva. Preferirei mantenere le radici stabili, dunque se "add" alla forma base si trascrive con "ad" anche se la pronuncia è diversa andrebbe conservata la trascrizione base dunque "additional" diventa "adishenel". Solitamente le modifiche di pronuncia sono semplificazioni che naturalizzano meglio un suono, ma hanno una stretta connessione con il suono della parola radice e anche forzando la pronuncia da /ədɪʃənəl/ ad /ædɪʃənəl/ l'effetto finale è molto simile e contestualizzando la parola risulterà spontaneo avvicinarsi alla pronuncia /ədɪʃənəl/.
Infine, è altamente probabile che mi stia sfuggendo qualche altra particolarità da tenere in conto, però questo dettagliato tentativo vuole essere più una suggestione per pensare ad un modo di scrivere l'inglese con una stretta corrispondenza con il parlato. Se vogliamo è un piccolo sogno ad occhi aperti.
Raccolta di esempi
Concludo facendo un elenco un po' sparso di esempi di riscrittura dell'inglese, quindi con la versione originale e la "ri-trascrizione".
I you he she it we you they
I yú hë shë it wë yú thei
my your his her its our your their
my yor hiz her its auer yor thèr
I love you
I lov yú
This is an English sentence.
This iz an Inglish sèntens.
The snow is falling from the sky.
The snou iz fõling from the sky.
I created a new account on this website.
I krëeited a nú ekaunt òn this wèbsyit.
My cup of tea is too hot!
My kop ov të iz tú hòt!
cat dog turtle fish bird squirrel ant rabbit mouse mosquito
kat dõg tertel fish berd squerel ant rabet maus meskëtou
point triangle cube paper table metre tape book azure
point tryiangel küb peiper teibel mèter teip buk ajzer
to eat, to manage, to jump, to play, to fly, to cure
te ët, te maneje, te jomp, te plei, te fly, te kür
Un progetto davvero ambizioso, ricordo ancora da bambino il mio stupore per i continui accenni alle gare di spelling in cartoon e telefilm americani: "che cretini 'sti ragazzini", mi dicevo, poi ahimè ho capito!
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